La scorsa settimana è morta mia madre e ancora una volta è riuscita a sorprendermi.
Mi sono presa qualche giorno di silenzio dal mondo virtuale e anche da quello reale e lavorativo, ma ora, con questo articolo, vi voglio raccontare delle cose perché è da qui che riparto.
Che sarebbe arrivato “il giorno” lo sapevo, sia per consapevolezza adulta sia per protezione cinica, da quel dolore che comunque ti attanaglia l’anima ogni volta che pensi alla morte di un genitore.
Ho fatto a lungo i conti con l’idea della morte di mia madre, perché la sua è sempre stata una salute che definisco con un eufemismo, cagionevole.
Tanto che quando questa volta è stata male, ho pensato che sarebbe stato uno dei suoi peggioramenti di routine da cui era capace di rialzarsi, ogni volta, come un’araba fenice.
E invece questa volta non è stato così.
Sono una Psicologa-Psicoterapeuta e mi capita spesso di aiutare persone a elaborare un lutto.
Potrei raccontarti laconicamente che conosco l’importanza del processo di elaborazione legato alla perdita di una persona cara. Questa fase può essere molto dolorosa e spesso fa emergere tristezza, rabbia, colpa, impotenza e senso di vuoto. So anche che è un processo fondamentale per evitare che questa situazione possa trasformarsi in lutto patologico.
Questa volta ci sto facendo i conti in prima persona e ne sto facendo esperienza
Mi sono scoperta pronta, ma non totalmente preparata.
C’è una differenza sostanziale tra consapevolezza e accettazione.
Mentre guardavo la salma di mia mamma, ricomposta nella bara e notavo la posizione che con cura le avevano fatto assumere, mi sono trovata a pensare che quella espressione non le apparteneva, ma che quel dettaglio lo avremmo notato solo in pochi.
É stato in quel momento che ho deciso come avrei voluto salutarla e renderle “onore” davanti alla sua bara e alle persone presenti che in vita l’hanno amata e apprezzata.
Selezionando con cura i ricordi per me, di me e di lei, perdonandola e perdonandomi, ringraziandola per tutto quello che ha fatto e per quello che mi ha insegnato.
mia madre mi ha insegnato chi voglio e non voglio essere
Non voglio mitizzarla e non voglio nemmeno rimuginare pensando a quello che avrebbe potuto essere e non è stato e a quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto.
Siamo state semplicemente noi.
Siamo state il meglio che potevamo in ogni momento della nostra vita di madre e figlia.
É così che mi piace pensare a quel saluto intimo che ci ha separato in questa vita: l’ultima carezza che le ho fatto sistemandole un pò i capelli.
Da oggi mi vedrete essere sempre di più quella professionista attenta che mia madre mi ha visto desiderare essere e diventare, quando ascoltava la preparazione di tutti i miei esami universitari.
Da oggi mi vedrete sempre rendere onore alla vita che lei tanto amava con il mio sorriso, il mio cinismo e i miei valori di giustizia, coerenza e libertà.
Buon viaggio mamma