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ATLETICAmente: Convegno Nazionale del CONI Veneto e Lombardia

ATLETICAmente: il mio speech

ATLETICAmente è il Convegno Nazionale di studio, aggiornamento e formazione continua sui temi legati alla tecnica e metodologia dello sport.

E’ giunto nel 2022 alla 19^ edizione ed è stato organizzato dal CONI Comitato Regionale Veneto e Lombardia con il patrocinio dell’Università degli Studi di Padova.

Ti racconto in sintesi il mio speech.

Atleticamente: convegno Nazionale del Coni Veneto e Lombardia - Silvia Rizzi

Quando mi è stato chiesto dal prof. Dino Ponchio, Presidente del CONI Comitato Regionale Veneto, di preparare lo speech di chiusura del Convegno con il titolo “Guru, santone, sciamano…Quale ruolo per il mental coach? Battitore libero o “tessera” di un puzzle?” ho accettato con piacere, emozione e orgoglio.

Quale poteva essere il taglio più corretto e soprattutto coinvolgente per trattare questo tema, senza cadere nel banale e senza alimentare conflitti tra categorie professionali che si muovono nel mondo del mental training?

Avrei potuto parlare del ruolo dello psicologo dello sport, mettendolo in correlazione, anche competitiva, con il mental coach. Ho scelto invece di parlare di preparazione mentale e ho scelto soprattutto di mettere il focus su identità professionale, valori e comportamenti.

Cambiando questa prospettiva ho ragionato su cosa fa un preparatore mentale, ancora prima di chi è.
Il preparatore mentale lavora con i “muscoli” della mente dell’atleta: i muscoli della motivazione e della determinazione.
Diamo per scontato che saper fare una cosa equivalga a volerla fare.
Tra il primo passo e il risultato c’è un lavoro specifico che l’atleta deve fare, legato appunto a motivazione e determinazione, oltre che a preparazione fisica, tecnica e tattica.

Motivazione: prerequisito o risultato?

L’idea che la motivazione sia un prerequisito, una scintilla necessaria ad intraprendere la via del successo sportivo è un mito insidioso. 
La motivazione in realtà è un risultato, il risultato di un processo, e si nutre della soddisfazione di vedere se stessi progredire giorno dopo giorno. 
La motivazione non è qualcosa con cui l’atleta nasce, ma qualcosa che ottiene quando raggiunge anche solo un piccolo successo nella direzione di un obiettivo. È una sensazione di appagamento e gratificazione generata dalla dopamina, un ormone che si attiva ogni volta che si ottiene un progresso.

Il successo quindi diventa un processo, ripetibile e prevedibile, che ha poco a che vedere con argomenti come sperare, pregare, desiderare. Ha a che vedere con l’agire, il fare in maniera diligente, il fare la cosa giusta nel modo giusto e continuare a farla, ancora e ancora. 

Il preparatore mentale

Ed è qui che il preparatore mentale lavora per rendere espliciti gli obiettivi attraverso strumenti di goal setting.
Il processo è fatto di successi, ma anche cadute e sconfitte. L’abilità sta proprio nel cambio di mindset. Una volta che realizzi che ti puoi preparare, che puoi imparare delle tecniche per fare sempre meglio ciò che stai cercando di fare, diventi più allenato non solo dal punto di vista fisico, tecnico e tattico, ma anche da quello mentale.
E’ in questo contesto che anche il fallimento diventa un’opportunità, un volano per comprendere cosa si può fare di diverso.
Gli atleti di successo non sono nati con una maggiore forza di volontà, sono solo più disciplinati. 
Per raggiungere un obiettivo spesso dobbiamo dimenticarcene e fissare la nostra attenzione esclusivamente sulle azioni utili a realizzare il processo.
Essere costantemente concentrati sull’obiettivo finale non è affatto motivante. Spesso, infatti, la distanza tra il punto di partenza e il punto di arrivo è troppo grande e demoralizzante. I grandi sogni sono inutili, muoiono e si trasformano in rimpianti senza un processo che aiuti l’atleta a raggiungerli.
La chiave è porsi un obiettivo sfidante e individuare un piano per raggiungerlo. A quel punto serve seguire il piano e dimenticarsi dell’obiettivo.

In tutto questo processo il preparatore mentale può contribuire anche a creare il giusto ambiente coordinandosi con le altre figure professionali che concorrono ai risultati dell’atleta.

La performance dell’atleta non è un fatto che riguarda il singolo individuo e le sue scelte, ma dipende dal team con cui interagisce.
Il ruolo del preparatore mentale è un ruolo cardine perchè
diventa parte integrante del team dell’atleta e ha un ruolo fondamentale nell’evitare le disfunzioni tipiche dei team di lavoro.
P. Lencioni in questo ci viene in aiuto, evidenziando le 5 principali disfunzioni di un team: assenza di fiducia, paura del conflitto, mancanza di impegno, de-responsabilizzazione,  infine il mancato raggiungimento dei risultati.
Questo ultimo punto è la diretta conseguenza quando ogni membro del team mette al primo posto l’interesse e la “gloria” individuale, invece che l’obiettivo comune.

Quindi secondo te, il mental coach è un battitore libero o la tessera del puzzle?

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