Sabato sera, 23 aprile 2022, salgo sul palco del Teatro Comunale di Vicenza, ospite di JEst, la Junior Enterprise dell’Università di Padova, durante l’evento Shape your future e accetto la sfida di restare in equilibrio tra banalità e retorica per parlare di fallimento.
Questo evento è stato organizzato da JEst in collaborazione con CUOA Business School e quest’anno il tema era un argomento ruvido e scivoloso: il fallimento.
Mi precedono sul palco, Alessandra Tognazzo, ricercatrice universitaria, Francesco Dall’Oca, imprenditore, Massimiliano Ruggiero, ex campione di rugby e manager, mentre mi seguirà Francesco Bettella, campione paralimpico di nuoto. Ci modera Paola Bertorelle.
Abbiamo avuto la responsabilità di fornire dei punti prospettici ed esperienziali che aprano spazi di pensiero e che colpiscano cuore e intelletto dei giovani, ma anche dei meno giovani, che ci ascoltano.
Il fallimento è, per certi versi, un compagno di viaggio della vita di ognuno di noi, scomodo, ma presente.
Non c’è persona che non faccia i conti con il fallimento durante la sua vita.
Non c’è ambito di performance che non preveda questo status. Eppure allo stesso tempo è qualcosa di scomodo da trattare.
E’ un argomento che rischia di far cadere qualunque oratore nella banalità o nella retorica.
Non nascondo che sentivo molto la responsabilità di questo speech.
Mi sono chiesta che cosa avrei voluto che qualcuno mi dicesse all’età dei ragazzi che mi avrebbero ascoltato e da lì ho scelto i tasselli del mio discorso.
Ho iniziato con una domanda scomoda. Una domanda già sentita e alcune volte un po’ scenica, ma che ha sempre nella vita di tutti, se presa con il corretto approccio mentale, un impatto guida: “Se tu oggi leggessi il tuo elogio funebre cosa vorresti ci fosse scritto?
Attenzione: non un elogio finto e di apparenza, ma un elogio autentico da renderci fieri e di ispirazione per qualcuno”.
Come ho detto ai ragazzi che mi ascoltavano, questa è una domanda che mi sono fatta spesso. A volte ho addirittura preso carta e penna e mi sono messa a scrivere quello che avrei voluto ci fosse scritto nel mio elogio funebre.
Proprio ripetendo questo allenamento mentale mi sono accorta che quelli che all’inizio erano solo pensieri confusi e disordinati, prendevano poi la forma di azioni, comportamenti, abitudini e valori.
Diciamola tutta:
non ci sono nata con l’abilità mentale di riscrivere ogni evento con la regola “o vinci o impari”.
Ammettiamolo: Il fallimento fa male, sempre e a tutti.
Il mio claim “allena la mente e non il lamento” nasce dall’esigenza di ricordare, prima di tutto a me stessa, che le persone non cambiano perchè glielo dici, ma cambiano con l’esempio.
Questa frase mi sbatte in faccia ogni giorno tutti i miei inciampi, tutte le cadute e le cose che posso fare meglio soprattutto quelle che gli altri non vedono, ma che io vedo guardandomi allo specchio a fine giornata.
Questa frase mi ricorda che posso sempre scegliere se mettermi una ipocrita maschera di perfezione o dimostrare anche con le ginocchia sbucciate di sapere, saper fare e saper essere.
Quello che un giorno sarà scritto sul nostro elogio funebre non saranno i traguardi mancati o raggiunti, ma come saremo arrivati fino a lì.
E’ vero che le nostre scelte, i fallimenti e i successi ci definiscono, ma è altrettanto vero che queste cose, in un modo o nell’altro, accadranno comunque perché siamo vivi.
Per attraversare la vita serve un progetto, una mappa e una bussola. Serve definire il personale concetto di successo per evitare di accorgersi di avere tutto, ma non il nostro tutto. Fondamentale rendersi comunque conto che nella vita non esiste solo un piano, ma molteplici strade possibili ognuna delle quali è produttiva e autentica.
A questo punto do anche a te che mi stai leggendo una brutta e una bella notizia.
La brutta notizia è che quando vuoi avere successo devi imparare dai tuoi errori. E questo costa fatica. L’errore è un processo e non una scusa. Smetti di preoccuparti di progettare prototipi perfetti, ma inizia ad occuparti delle azioni per raggiungere i risultati che hai fissato.
La bella notizia è che se vuoi avere successo, crea nell’habitat che ti circonda una cultura dove l’errore non solo è accettato, ma è “benvenuto”.
Qualcuno ti dirà che questo è pericoloso perché incita al lassismo e a sottovalutare le drammatiche conseguenze del fallimento. Ti diranno anche che il fallimento costa.
E avranno innegabilmente ragione.
Ma qui ci sei tu che fai la differenza perchè sai che non hai il controllo sui risultati, ma sei il pilota delle tue azioni, dei tuoi stati d’animo, dei tuoi comportamenti e hai un piano per migliorarti.
Chiudo condividendo cosa avrei voluto sentirmi dire a 25 anni a proposito del fallimento:
Avrei voluto che qualcuno mi dicesse che il fallimento esiste, capita sempre prima o poi, non è un dramma.
Cadi. Stai lì e non avere fretta: impotenza, vergogna e colpa sono anche degli alleati. E poi rialzati come fanno tutti quelli che vogliono imparare qualcosa.
Piangi non sei fragile. Ridi non sei superficiale
Ti potrà capitare di aver voglia di morire…succede anche a chi non ha il coraggio di dirlo…affronta la tua paura di vivere.
Il traguardo che tanto sognavi potrebbe non essere il giorno più bello della tua vita. Lasciati stupire, sii curioso perché diventando grandi, non so bene perché, ma capita di perdere per strada questa abilità.
Quando vuoi emergere non schiacciare gli altri, elevati.
Non sempre una madre e un padre sono abbracci accoglienti. Alcune braccia non sono in grado di aprirsi. Abbracciati tu.
Diventa un pensatore aperto, un pensatore in grado di bilanciare immaginazione, decisione e azione.
Non importa se i tuoi desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Fino alla fine.
Si può morire, ma tu hai tempo fino a quando non finisce: finché sei vivo, sentiti vivo.
Il traguardo qualunque esso sia dura un attimo, ma la persona che sei diventato/a per arrivare fino a lì…quella sì che dura per sempre.
Ringrazio Federico Naidi, Presidente di JEst, Alessia Bergamin, Project Manager dell’evento e tutti i ragazzi di JEst. Ringrazio in particolar modo Daniele Chiumento, Logistic Manager dell’evento, per avermi scelta e proposta a JEst come speaker.
Guarda qui sotto il video del mio speech (crediti video e grafica copertina: JEst)
MINUTAGGIO
00:00 inizio: presentazione
1:45 dare significato all’esistenza
3:20 il fallimento fa male
6:48 il potere della scelta
10:00 non c’è solo un piano nella vita
11:20 fattori critici del fallimento e fattori critici del successo
12:15 la brutta notizia
13:03 la bella notizia
14:30 e infine ho qualcosa da dirvi…