Ho intitolato il WE TALK con Martina Dogana “La mia prima avversaria sono io”.
Martina è una delle migliori triathlete italiane.
Classe 1979.
Ha iniziato a fare Triathlon nel 1995 e si è, da subito imposta, nella sua categoria.
Con gli anni ha allungato le distanze e ha ottenuto risultati Nazionali, Europei e Mondiali, sia individuali che a squadre.
Martina è una delle poche atlete ad essersi imposta in tutti i principali circuiti di Triathlon di lunga distanza. Ha portato la maglia azzurra in tutti i Continenti.

Nel WE TALK mi faccio raccontare da lei qual è la gara che la rappresenta di più e le chiedo il perché.
Scopro che ricorda con orgoglio le gare vinte, ma quella che sceglie come più rappresentativa non è una gara vinta. E’ una gara iniziata in modo diverso dalle aspettative anche se Martina partiva da favorita.
La parte più dura di un Ironman non è tanto la gara, ma i 6 mesi di allenamento prima anche perché c’è la consapevolezza che il contrattempo è sempre dietro l’angolo.
All’Ironman di Nizza del 2009, Martina arrivava da campionessa uscente e detentrice del record di gara. Questa prestazione le aveva aperto la partecipazione ai Mondiali alle Hawaii.
Ma le cose non sempre vanno come ci sia aspetta e non sempre un atleta affronta la gara nelle sua migliore forma fisica.
Quel giorno, infatti, Martina inizia la sua sfida, dopo una notte insonne e l’inizio del ciclo mestruale.
Durante il WE TALK Martina specifica che non ha mai usato il ciclo mestruale come scusa a giustificazione delle eventuali difficoltà sportive.
Ci racconta che, in quella gara, la frazione di nuoto è passata abbastanza bene. La frazione di bici, che conta 180 km con quasi 2500 metri di dislivello, ha presentato un conto pesante a causa del mal di schiena e gambe che apparivano scariche.
É qui che si è detta: “Marty stai tranquilla. La gara è ancora lunga”.
E’ arrivata in zona cambio in 10^ o 11^ posizione con un ritardo pesante, ma molto tranquilla, perché Martina le gare le fa per “divertirsi” e perchè la sua prima avversaria è lei stessa. In quella situazione era già felice di non aver mollato.
In zona cambio tra i volontari c’era anche un amico che le dice “ormai la gara è andata, ma c’è ancora la maratona”.
Lì immediato il pensiero: “Posso recuperare. La corsa è il mio forte. Gli faccio vedere io”.
Nella corsa non ha problemi di schiena e pancia e, km dopo km, inizia a ricaricarsi, aiutata anche dal tifo.
Conclude la gara in terza posizione, facendo anche il record di maratona: 3h 01′.

Martina ha respirato sport fin da piccola e ha avuto la possibilità di sperimentare diverse discipline. Fare sport, per lei, è sempre stato sinonimo di divertimento e impegno.
Poco le importava se spesso arrivava ultima. Ma è forse proprio anche grazie a quel periodo che ora, come tecnico sportivo, ha quella consapevolezza di quanto lo sport aiuta a conoscere se stessi dal punto di vista fisico e mentale. É grazie allo sport che metti in gioco te stesso. E, inoltre, ti scontri e confronti in modo sano anche con gli altri.
Lo sport, anche prima dell’agonismo che dovrebbe comunque iniziare alle scuole medie, è esperienza. Serve a maturare, confrontarsi e imparare.
Martina, grazie alle esperienze maturate nelle tante discipline sperimentate, ha poi trovato nel Triathlon il suo stile di vita, come atleta e come tecnico.
E’ uno sport fondamentalmente individuale dove ti ritrovi solo e dove devi trovare la tua motivazione. Sviluppi un grande rispetto per tutti i partecipanti, perché ogni iscritto ha una propria motivazione, PRO o amatore che sia.
Martina ci invita ad andare da spettatori alla finish line di un IRONMAN per notare l’espressione di chi arriva: tutti hanno un bel sorriso e quel sorriso racconta tante cose. Ciò che emoziona è vedere che ci sono più spettatori alla sera quando arrivano gli ultimi. Anche per l’ultimo c’è una grande festa. Perché l’ultimo è il primo di quelli che non si sono ritirati. Questo è uno degli insegnamenti migliori dell’IRONMAN.
A questo punto del WE TALK con Martina Dogana mi incuriosisce scoprire come abbina il suo concetto di “divertimento” con la fatica e la stanchezza.
E’ qui che Martina ci racconta che, negli ultimi anni, ha iniziato a percepire la fatica e, anche per lei non è proprio una sensazione piacevole.
Martina però trasforma la fatica in qualche cosa di positivo che identifica in determinazione e impegno. Ci svela, con ironia, che per lei fatica è stare 4 o più ore davanti a un pc.
Certo la stanchezza alcune volte c’è ed è tanta, ma la gioia di essere stanchi con una medaglia al collo è impagabile. Bisogna provare per credere e capire cosa vuol dire raggiungere gli obiettivi.
Martina ha scelto di fare Triathlon e quindi non si lamenta di fronte alla fatica. Ci racconta che il lamento è contagioso e quindi bisogna proprio lasciarlo a casa e usare lo sport come valvola di sfogo.
Martina sa di essere testarda, leale, rispettosa delle regole e ottimista.
Aggiungo impegnata anche socialmente con le campagne di sensibilizzazione sulla prudenza in strada, sia da parte dei ciclisti che degli automobilisti. Ancora di più dopo l’incidente del 2017 che ha coinvolto lei e la sua compagna di allenamento Irene Coletto.
Martina sostiene che va creata una coscienza collettiva. Infatti, oltre al codice della strada, è necessario essere consapevoli in ogni momento del valore della vita.
Verso la fine del WE TALK con Martina Dogana ci ritroviamo a parlare di obiettivi e motivazione.
Martina, ogni volta che raggiunge un obiettivo, se ne pone subito uno nuovo. Non si adagia mai sugli allori. Certo ricarica mente e corpo, ma poi via subito per un’altra meta.
A questo punto della sua carriera sa che i risultati saranno diversi da quelli di anni fa. Ma per lei è bello vedere i giovani che si stanno impegnando per raggiungere i loro obiettivi. Martina oggi continua a divertirsi facendo Triathlon, allenando e a stimolando più persone possibili ad adottare uno stile di vita sano.
Siamo ormai arrivati alla fine di questa intervista e chiedo a Martina di andare a trovare in metafora una “lei bambina” in un campo di atletica.
Cosa si direbbero?
Martina ci dice che guarderebbe se stessa negli occhi e vedrebbe già la passione. Consiglierebbe a quella “versione bimba” di se stessa di continuare a divertirsi, di inseguire i suoi sogni, di coltivare le passioni e essere consapevole che i momenti difficili sono quelli che ti aiutano ad andare avanti.
“Ora lo so…è così che si cresce”
(Per le foto ringrazio Martina Dogana, ph. Darren Wheeler – That Camera Man (foto di copertina), ph. Andrea Guerriero)
Guarda il WE TALK con Martina Dogana qui sotto
MINUTAGGIO
0:00 Inizio WE TALK con Martina Dogana
1:49 La gara che più rappresenta Martina e perché
13:20 Che valore ha lo sport per Martina Dogana e in cosa aiuta i piccoli a diventare grandi
18:00 Cosa è per Martina il Triathlon
24:18 Come Martina associa fatica e stanchezza con il divertimento
29:00 Il rapporto di Martina con il lamento
34:32 Coscienza collettiva
40:00 Obiettivi
43:20 Viaggio nel tempo: incontro nel passato