Ho intitolato il WE TALK con Stefania Demetz “Il potere della lucidità”.
L’ospite di questo We Talk è Stefania Demetz.
Stefania si occupa di eventi nello sport e di progetti che dagli eventi e dallo sport si diramano in diverse direzioni (strategie per il non profit, leadership, management in generale).
Ti riporto quello che mi ha scritto quando le ho chiesto come avrebbe voluto essere presentata:
“Faccio sempre fatica a presentarmi, perché dire che sono una consulente è riduttivo. Dire che faccio eventi sportivi è riduttivo.
Oggi, potrei dire, mi occupo di eventi e di sport. E dentro il mio lavoro porto sia hard skills, strumenti e metodi di progettazione e gestione, sia un approccio culturale e human centered, per cui lo stile di leadership, il senso di ciò che si fa, l’etica del lavoro e degli obiettivi diventano il mio fil rouge.
E soprattutto porto un mindset che potrei definire leggerezza nel senso più bello del termine.
In un’etichetta? Sono una persona che cerca di far accadere le cose e di farlo bene nel rispetto dell’intero paesaggio in cui mi muovo.
Ho il privilegio di poter lavorare per mettere in scena lo sport e di farmi ispirare dalla sua estetica (in senso proprio filosofico: /e(ste)tica/) e dalla sua capacità di rigenerarsi di continuo secondo il modello, appunto, dell’atleta-filosofo.”
Parto proprio dall’abilità di far accadere le cose che nella mia mappa del mondo è la sintesi del senso più profondo e intimo del concetto di successo.
Parlare con Stefania Demetz mi ha concesso di attraversare territori inesplorati dove mi sono sentita a mio agio girovagando in un ambiente generativo e guardando lo sport da una prospettiva diversa, ampia, innovativa.
Lo sport richiama ai valori e all’eredità che si vuole lasciare, al ricordo che si crea, all’esperienza condivisa.
Negli eventi sportivi lo sport e anche l’atleta sono una parte portante, ma non l’unica.
Impossibile creare un evento senza la responsabilità tesa a migliorare e a portare bellezza.
Una responsabilità che per osmosi contamina l’ambiente circostante e non è delimitata solo all’evento strettamente inteso.
Chi partecipa a un evento sportivo deve andarsene, parafrasando Steve Jobs, un po’ più felice.
Proprio per questo bisogna immaginare ogni scenario partendo dalla consapevolezza che la principale caratteristica dell’evento è la grande imprevedibilità. Ci deve essere nella mente organizzatrice non solo lo spazio stoico che ricorda che su alcune cose non abbiamo potere, ma allo stesso tempo uno spazio pronto a cambiare rotta.
E’ qui che si ristruttura il significato di pessimismo inteso invece come risorsa preziosa. Quando Stefania, durante il WE TALK si racconta in metafora, dice di portare “sia la cintura che le bretelle”. Questa abilità le consente di cavalcare l’imprevisto in tempi rapidi.
Ed è proprio per gestire queste complessità che è poi fondamentale circondarsi di persone giuste, intese come coloro che sanno decidere e che sanno le cose.
Qui nasce la magia dell’ascolto unito alla costante curiosità e consapevolezza che “io so tutto” non esiste.
Non scordiamoci che l’abilità di risolvere problemi è un mix equilibrato di razionalità e creatività.
Per questo nell’organizzazione di un evento sportivo, l’osservazione si trasforma in griglie che poi diventano bussola di orientamento. Tutto questo aiuta quando devi prendere decisioni veloci. Consente alla creatività di essere contestualizzata e avere un impatto responsabile ad ampio raggio.
In questo scenario, ciò che può sembrare insicurezza diventa un modo per essere consapevole e affidabile.
Quando si parla di lavoro le parole che emergono sono spesso “competenza”, da non dare mai per scontata, e “passione”, un po’ ahimè abusata.
Stefania recupera una parola preziosa e insolita: lucidità.
Lucidità non è una parola arida. E’ la capacità di trovare la luce e togliere ciò che non serve.
E’ anche, per certi versi, mettere l’attenzione nel punto giusto e cogliere gli aspetti migliorativi.
E’ accogliere l’errore emerso come pungolo, perché sviluppi la consapevolezza che “il tutto liscio” svuota e non appaga.
Diventa quasi inevitabile, a questo punto del WE TALK con Stefania Demetz, parlare di persone e di rispetto inteso non solo come cortesia ed educazione.
Il rispetto in un team di lavoro passa anche attraverso la gestione dell’empatia.
L’empatia non deve diventare semplice accoglienza di fragilità e giustificazione della fragilità stessa. Questo può portare a immobilismo e si configura, paradossalmente, come un eccesso di rispetto e, in contemporanea, un’assenza di rispetto.
Esistono almeno tre livelli di rispetto per Stefania:
- il rispetto della persona
- il rispetto del gruppo
- il rispetto del progetto.
Ecco perché può capitare che, per rispetto del progetto, non si possa rispettare le fragilità individuali, ma si debba arrivare a estromettere delle persone dal progetto stesso.
Questa tematica per me è davvero molto affascinante e mi piacerebbe continuare ad ascoltare vissuti, ricordi, esperienze e riflessioni di Stefania.
In questo WE TALK abbiamo esplorato in modo trasversale diverse dimensioni e compreso come la vita possa essere contaminata in senso buono partendo da un approccio curioso e genuino.
E lì che puoi scegliere quando considerare la tua unicità un ponte o un’isola ben recintata.
(Per le foto ringrazio FF/Stefania Demetz, ph. Harald Wisthaler)
Guarda qui sotto il WE TALK con Stefania Demetz dal titolo “Il potere della lucidità”
MINUTAGGIO
0:00 Inizio WeTalk
4:40 cosa vuol dire organizzare un evento sportivo
10:15 quanto immaginare impatta sulla progettazione
17:17 e se qualcosa non funziona?
24:24 personalità multipotenziale
28:45 il flow
32:15 design Thinking e problem solving
39:53 persone e rispetto
45:30 contaminazione
50:34 parliamo di lamento.